Quella della vicentina Lavinia Busolo è un’altra storia interessante, che seguiamo da qualche mese via social. Se non avete mai sentito nominare BabaJole, vi raccontiamo di cosa si tratta, sperando che un’altra donna della nostra regione possa essere di ispirazione per chi ci legge e cerca sempre qualche spunto sgaio.

Dietro ai capi di abbigliamento e agli accessori BabaJole si nasconde – ma nemmeno troppo- Lavinia Busolo, una vicentina curiosa e vivace che, proprio come noi di Sgaialand, non si stanca mai di guardarsi intorno per cercare ispirazione e imparare cose nuove.

Da sempre affascinata dal mondo della moda, all’epoca della scelta degli studi superiori Lavinia non era così convinta di poter intraprendere quella strada. Scelse allora un percorso di studi in ambito differente, quello sociale, che la portò a lavorare per quattordici anni nel mondo della disabilità, promuovendo attività ricreative e l’inserimento nel territorio. Parallelamente all’attività professionale, studiava a Padova alla facoltà di Mediazione-Linguistica e Culturale, specializzandosi nella lingua serbo-croata e, per dare libero sfogo alla sua latente anima creativa e artistica, si dedicava a un’altra grande passione: la musica.

Se in apparenza tutto questo sembra un puzzle i cui pezzi faticano ad incastrarsi, il realtà le esperienze trasversali di Lavinia si sono rivelate preziose e utili per fare emergere un aspetto caratteristico e fondante della sua attuale dimensione lavorativa: una mente creativa e attenta all’altro.

La moda e i tessuti wax

Da piccola non ero particolarmente attratta dalla macchina da cucire, ma avevo dei piccoli quaderni in cui disegnavo continuamente bozzetti, che poi facevo vedere a mia nonna Jole chiedendole di riprodurli su stoffa: era bravissima a confezionare e grazie alle famose riviste con cartamodelli cercava di accontentarmi più che poteva, tanto da permettermi negli anni di definire uno stile personale identificabile.

Fu proprio così che Lavinia cominciò l’avvicinamento al mondo della moda come professione: una volta cresciuta, non riusciva più a trovare nei negozi e in quelle riviste ciò che avrebbe voluto indossare. Che fare? Con coraggio e determinazione sgaia, decise di iscriversi a un corso di sartoria e modellistica per imparare a realizzare un capo da zero; imparò a usare la macchina da cucire, mentre lasciava maturasse la consapevolezza che avrebbe potuto mettersi al servizio di chi, proprio come lei, cercava qualcosa di unico, su misura, caratteristico ed identitario.

babajole

Tessuti africani per raccontare storie

La decisione di utilizzare i tessuti africani è arrivata qualche anno dopo, in contrapposizione a un clima socio-politico molto lontano dalla visione del mondo di Lavinia.

Mi hanno sempre affascinato gli intensi colori dei tessuti wax, ma non li avevo mai presi in considerazione prima di allora, temendo di appropriarmi di qualcosa di cui non avevo diritto. Così, ho iniziato ad informarmi e a studiare la storia di questi tessuti, scoprendo che in realtà sono nati in Olanda e che questa ha poi trovato mercato nelle sue colonie in Africa.
Ma, in realtà, sono molte le tipologie di tessuto tradizionale che il continente africano ha da offrire e mi piacerebbe davvero riuscire ad accoglierne il più possibile per le mie creazioni.

Quando parla di moda, Lavinia lo fa sempre ritenendola una delle numerose forme di espressione dell’arte: l’arte è cultura e la cultura apre le menti, ci educa, ci provoca, ci sfida a vedere le cose con occhi diversi. Come prova a fare lei, facendo conoscere tessuti poco noti e utilizzati, ma con un grande potenziale e una storia tutta da scoprire.

I miei vestiti raccontano storie perché spesso dietro a un pattern specifico ci sono uno o più significati; oppure, quel tessuto e la tecnica di realizzazione sono legati a una tradizione culturale

Ma non solo: i vestiti di Lavinia parlano anche di chi li indossa, nel momento in cui il cliente ha la possibilità di scegliere il tessuto con cui creare quel determinato capo e, implicitamente, decidere cosa comunicare.

Infine, i capi BabaJole parlano anche della sua ideatrice, della sua passione, dell’amore per i colori e per la ricerca continua, della gioia nel soddisfare le richieste di chi le dà fiducia. Parlano del suo percorso fatto di sapienti – ma spesso inconsapevoli- incroci di vie diverse che hanno dato vita a una nuova strada, fatta di piccole e crescenti soddisfazioni, di nuovi traguardi e tracciata da quella capacità di sapersi ascoltare che è spesso alla base delle cose ben riuscite, o quantomeno delle mancate frustrazioni.

babajole

I capi di Lavinia si stanno facendo notare online tramite canali social, vetrine virtuali dedicate all’handmade, ma anche offline in punti vendita del centro storico di Vicenza che hanno apprezzato le creazioni BabaJole. Di recente, inoltre, Lavinia ha annunciato la sua collaborazione con Mekello,  la piattaforma “made in Veneto” di matching che permette di organizzare o partecipare a dei laboratori sul fai da te.

Se siete, quindi, curiosi di saperne di più su BabaJole e tessuti wax e volete cimentarvi con stoffe e creatività, Lavinia è ora a disposizione anche come docente. Sgaia, no?!

BABAJOLE
Facebook
Instagram

Articolo precedenteOmaggio a Mario Pinton, creatore del gioiello contemporaneo
Articolo successivoApritimoda 2020: 10 atelier veneti da scoprire
Vicentina di origine, padovana da lunga data, gira il Veneto in lungo, largo e obliquo per diletto e lavoro. Founder di Sgaialand.it, co-dirige la storica agenzia di creatività pubblicitaria Caratti E Poletto, è Docente di Psicologia del Marketing & dell'Advertising all'Università IUSVE a Venezia e Verona, e insegna al Master Food & Wine 4.0. Ha portato il format internazionale Fuckup Nigts a Padova, di cui è licenziataria e organizzatrice. Sposata con Giulio e mamma di Cecilia, è anche speaker, ospite e presentatrice di numerosi eventi. Info utili: non levatele la cioccolata di mano.