Il re dell’eros ai microfoni di Sgaialand direttamente dal Future Vintage Festival: ecco chi è Rocco Siffredi

Non ha bisogno di presentazioni, Rocco Siffredi, protagonista al Future Vintage Festival di un incontro con il pubblico per parlare di sessualità, dipendenza sessuale, famiglia, femminicidio e del docu-film omonimo che lo vede protagonista, presentato di recente alle Giornate degli Autori nell’ambito del Festival del Cinema di Venezia.
Io sono vintage: un po’ perché non sono più un ragazzino e un po’ perché amo questo mondo, fatto di recupero del passato e innovazione“, ci racconta tra gli espositori presenti all’evento padovano.
In pochi giorni ho potuto vivere il Veneto come non lo conoscevo: una grande accoglienza al Lido di Venezia e qui. Le donne venete, poi, sono le più belle d’Italia“.
E la redazione in rosa di Sgaialand si inorgoglisce non poco.
Del resto lui è il Re del porno, aitante, dotato, invidiato dagli uomini, divenuto personaggio televisivo amatissimo dal pubblico perché divertente e simpatico, che a Padova ha dispensato sorrisi e autografi senza riserve, e che con doppi sensi spassosissimi ha fatto incendiare il pubblico di applausi.
Ne è passato di tempo quando a 13 anni decise di diventare “Rocco” dopo aver rubato i giornaletti hot ai camionisti. Dall’84 ad oggi la sua carriera nel mondo dell’hard l’ha portato a distinguersi come icona planetaria e trasversale dello star system e della cultura italiana, affrontando con disincanto e maturità tutti i tabù legati alla sessualità, così forti e persistenti nella nostra società.
Sposato con la splendida Rosa, conosciuta più di vent’anni fa, non perde occasione per dimostrare il suo amore smisurato nei confronti della moglie con la quale ha due splendidi figli.
Ma qual è il vero segreto di Rocco? Perché è l’unico attore passato alla storia come la leggenda del porno? “Io entro in contatto col cervello delle donne. Capisco quello che vogliono. Ogni donna mi guida in quello che io chiamo il trip degli step, ovvero i gradini attraverso i quali il piacere cresce”.
Il documentario presentato a Venezia, “Rocco“, firmato da Thierry Demaizière e Alban Teurlai, mostra un Rocco Siffredi che esce dal personaggio e dall’idolo, rivelando un’umanità che porta alla scoperta di cosa si nasconde dietro alla star dell’industria a luci rosse: “Se oggi non faccio più film è per il bene che voglio a mia moglie e a cui chiedo scusa”. Il rapporto di Rocco Siffredi con la moglie, i figli e la madre, è la chiave dell’intera pellicola e dell’uomo-Rocco, come, in generale quello con le donne: “ho capito cosa vogliono le donne, o meglio, come rapportarmi con loro, quando da ragazzino la mia ex mi diede uno schiaffo. Non riuscivo a farle provare piacere, e lei voleva essere travolta da me e dal nostro sesso”.
La potenza contraddistingue, in un certo senso, le performance e le produzioni di Rocco Siffredi, e durante il dibattito, è stata accostata a temi ben più gravi e che con la pornografia non hanno alcun legame: “Parlare di un legame tra chi guarda i film porno e femminicidio è assurdo.
Per me i delinquenti che uccidono le proprie mogli o compagne, sono solo uomini deboli, incapaci di capire che il ruolo della donna è cambiato. Oggi le donne sono indipendenti ed evolute, completamente differenti rispetto ad anni fa, sia nel sociale che sul lavoro, come mamme, compagne e anche nella sfera sessuale: la donna ora è consapevole e questi uomini, particolarmente deboli, reagiscono in maniera estrema e sconsiderata, non essendo in grado di accettare un no, un mai più e un addio”.

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Diploma di scuola media superiore, giornalista free lance appassionata di musica e piante, collabora saltuariamente con redazioni locali.