Noemi Meneguzzo e il suo progetto video “Tu cancro, Io donna”, per sostenere i malati e comunicare creatività, dando visibilità alla malattia. Alla regia il videomaker Luca Rigon

«Quando uno ha il cancro non se la toglie più di dosso, la malattia»: inizia così uno dei brani più significativi tratti da “Tu cancro, io donna” di Noemi Meneguzzo.
Una donna originaria di Vicenza, 40enne, insegnante, laureata in filosofia, che in numerose interviste si autodefinisce una “cancer survivor”, curatrice della mostra fotografica “Tu cancro Io donna. Ammalarsi di femminilità” (con gli scatti di Raffaella Bolla e Daniela Dall’Ora), che qualche anno fa aveva portato alla ri-scoperta di una femminilità tenace, matura ed orgogliosa, oltre la malattia.

Noemi MeneguzzoIl progetto video, è nato dall’idea che spesso il malato di cancro si sente un’etichetta incollata addosso che limita lo spettro delle possibilità e condiziona le interazioni con le persone circostanti: «Si può vivere la malattia come un “evento” non totalizzante e non etichettante? I malati danzano, sono insegnanti, si costruiscono una casa, vanno in montagna, mangiano la pizza con gli amici. Insomma sono persone vive.
Per tutti la vita è un’esperienza che terminerà, ma pochi vivono ogni momento come qualcosa di prezioso, di cui approfittare appieno: ecco che un evento tragico come il cancro può anche essere un’occasione per prendere piena coscienza di questo e cominciare a vivere con più intensità»
Continua Noemi: «L’idea è sorta in un momento difficile: avevo parlato con due amiche a cui era appena stato diagnosticato il cancro e dentro di me era sorta una “ribellione” contro la società che rende il parlare di questa malattia ancora un tabù, che la associa troppo spesso alla morte o la edulcora con fiocchetti rosa, e che rende per una giovane donna “tragico” il fatto di perdere i capelli»

«Dopo che hai finito la chemioterapia che ti ha fatto perdere i capelli, e anche dopo che il corpo si è sgonfiato dal cortisone, e anche quando le unghie si stanno riprendendo – scrive Noemi Meneguzzo – la malattia non te la togli più di dosso. Non solo perché la vita ti ha arricchito o perché bisogna costantemente tenere a bada le bizze delle cellule, ma anche perché si ha l’impressione di essere trasparenti e che quella etichetta di malata di cancro sia diventata indelebile. Invece… una sera qualcuno, che non conosce la tua storia, ti invita ad andare in montagna a fare una camminata con i suoi amici. Non sa che sei malata. Ti vede danzare nella sua classe, ha notato la cicatrice del port, ma non ha capito che sei malata. Non sa che le vampate di calore durante la lezione non sono dovute alla fatica.
E allora capisci che l’etichetta non sempre viene da fuori. A volte ce la teniamo incollata da dentro»

Con l’obiettivo di diffondere una cultura di inclusione verso gli ammalati di cancro, facendo conoscere le problematiche vissute da malati e familiari, sensibilizzando i giovani, dando a malati e familiari modalità per comunicare esperienze e creatività, “Tu cancro, Io donna” si sviluppa come una galleria di brevi video diretti dal videomaker e giornalista vicentino Luca Rigon, che ritraggono un malato dando rilievo alla sua vitalità, alle esperienze e ai pensieri costruttivi in merito all’esperienza, lanciato nell’autunno 2016 sul web, dalla pagina Facebook dedicata all’iniziativa, al sito.

«Il progetto è nato a casa di Noemi Meneguzzo», racconta Luca Rigon: «abbiamo organizzato delle serate insieme ad altri giovani vicentini con il cancro. Ognuno raccontava la propria storia, come l’aveva affrontata, le difficoltà ma soprattutto le energie e le risorse inaspettate che questa esperienza aveva fatto emergere in loro. Io prendevo appunti e rimanevo sempre più colpito da quanto ci fosse da imparare. Ho deciso che queste storie andavano raccontate nella loro specificità, tenendo conto delle caratteristiche
e delle passioni di ognuno. Per questo spero che “Noemi” sia solo il primo di una serie di episodi. Ci sono tante storie da raccontare e penso che farlo in questo modo sia utile alla comunità»

Noi siamo state rapite dal progetto e dalla meraviglia di questo video, secondo classificato al Concorso “Cinema e Oncologia” AIOM 2016, realizzato grazie alla collaborazione con numerosi talenti e realtà del territorio vicentino, come la cantante Patrizia Laquidara,  Federico Pelle di Basement Recording Studio, Marti Cop, etra danza, Michela Negro, Francesca Bolzon, LaPiccionaia, la dott.ssa Marcella Gulisano, il reparto di Oncologia di Vicenza e di Chiara Lucia Trentin.

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Diploma di scuola media superiore, giornalista free lance appassionata di musica e piante, collabora saltuariamente con redazioni locali.