Proseguono le nostre brevi pillole di educazione digitale con la dott.ssa Federica Boniolo: dopo Vamping e Sexting, oggi parliamo di Nomofobia. Di cosa si tratta esattamente? Ecco a voi!

Lunedì, ore 7.30. Salgo in macchina. “Ho tutto?”, penso. Guardo in borsa: il cellulare c’è, ed è carico. Il powerbank anche. Il carica batterie da auto è al suo posto, pronto a svolgere il proprio dovere. Dentro al cruscotto c’è quello fisso, per sicurezza.

Sì, ho tutto, posso partire. Mi aspetta una lunga giornata di lavoro fuori, per una formazione in un’azienda con sede sui Colli.
Non posso di certo correre il rischio di restare a piedi con la batteria dello smartphone!

Sono quasi giunta a destinazione e mi accorgo che il segnale è debole…va e viene. Non c’è campo. Panico! E se il cellulare non prende? Se mi dovesse cercare qualcuno e non potessi rispondere? Se non potessi controllare la mail o i social? Mi sale un po’ di ansia.

Durante la giornata, mi trovo a controllare più volte se lo smartphone prende. L’idea di non essere raggiungibile mi crea un notevole malessere.

Quello appena descritto è un classico esempio di Nomofobia (da No Mobile Phone Fobia), termine col quale si intende la spiacevole sensazione di agitazione ed ansia avvertita quando si dimentica lo smartphone, oppure quando non lo si può usare perché è scarico o non prende. A scatenare tale sensazione è il timore di restare disconnessi, isolati dagli altri e dal mondo.

Inviare e ricevere messaggi o chiamate, sbirciare i social per passare il tempo, gestire le mail di lavoro, usare Google Maps per raggiungere le nostre destinazioni. Tutte azioni che siamo ormai abituati a compiere quasi automaticamente e che fanno parte della nostra quotidianità. Non possiamo immaginare la nostra vita senza. Il nostro device è uno strumento capace di farci svolgere un numero enorme di attività in qualsiasi posto ci troviamo, e di metterci in relazione con chiunque anche se siamo fisicamente da soli. Eppure ci sono certe situazioni in cui queste nostre certezze vacillano, per esempio quando il nostro smartphone si scarica, appunto.

La nomofobia è considerata una forma di dipendenza capace di provocare sintomi simili a quelli dei disturbi d’ansia: angoscia, agitazione, nausea, sudorazione, difficoltà a respirare, tachicardia.

Per evitare di provare queste spiacevoli sensazioni, le persone possono ricorrere a comportamenti preventivi quali:

  • assicurarsi di avere sempre il cellulare carico
  • portare sempre con sè un powerbank
  • controllare spesso il livello della batteria e la potenza del segnale
  • verificare di non restare mai senza credito

Tali comportamenti in realtà non fanno altro che alimentare ulteriormente il subdolo processo che porta alla dipendenza. È fondamentale cercare di darsi delle regole e modificare alcune abitudini d’uso, relative soprattutto alla quantità di tempo passato sui device.

Nomofobia: sfida detox

Stabilite un momento fisso della giornata. Imponetevi di non usare il cellulare per un arco di tempo crescente, partendo il primo giorno da 5 minuti e aumentando di altri 5 giorno dopo giorno. Il tutto per circa un mese e state a vedere quali sono le vostre reazioni. Pensate di farcela?? Provate, e fra un mese fateci sapere!

Se vi siete persi i miei precedenti articoli su Vamping e Sexting, ve li lascio rapidamente qui sotto a portata di click, alla prossima!

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Rodigina fiera, psicologa e Presidente dell’Associazione #UnitiInRete, si occupa di digitale e nuovi media, studia le relazioni fra l’essere umano e le tecnologie, accompagnando le persone nel percorso di scoperta dei dispositivi digitali, del web e dei social network.