Nei Colli Euganei, giardini e fonti d’acqua termale ci raccontano ancora le storie di Reitia, la dea madre dei Veneti

Il Veneto, Terra delle Meraviglie, avrebbe potuto non avere la sua dea? Tutto inizia su un isolotto del fiume Adige, antica dimora di Reitia, la dea madre dei Veneti. Qui troviamo la dea, sempre raffigurata in atteggiamenti benevoli e materni, con uno stile che seguiva la moda dei popoli veneti e nordici: una bella veste, finemente lavorata, un corsetto di cuoio sbalzato, bracciali e collane di ambra, stivaletti in pelle con la punta all’insù e capelli raccolti a chignon.
Era venerata come dea dei boschi, delle acque, della caccia, della fertilità e della salute. Il culto di Reitia era il più diffuso tra le popolazioni paleovenete. Potente come Zeus, Reitia era un Odino al femminile.

 

Dea Madre di tutto e di tutti, la femminilità di Reitia era così forte da determinare anche il nome dei fiumi, delle montagne e delle città più importanti, allora sempre declinati al femminile (la Brenta, ad esempio). Non aveva scettro, ma stringeva in mano una chiave magica, con la quale regolava le sorti del mondo intero. I boschi e le sorgenti dei Colli Euganei erano i suoi luoghi sacri: Reitia era simbolo di fecondità, salute e giovinezza eterna.

 

Come ogni dea che si rispetti, Reitia aveva un importante santuario che fu scoperto nel 1880 proprio vicino ad Este (Padova), in un isolotto sul fiume Adige. I numerosissimi reperti (solo gli ex voto sono oltre 14.000) oggi si possono vedere al Museo Archeologico Atestino. Un tempietto in suo onore si trovava anche a Schio (Vicenza) nella frazione di Magrè, mentre la sua raffigurazione più completa è in un disco bronzeo scoperto a Montebelluna (Treviso). Del suo culto c’è traccia anche nel Tempio di Minerva di Monte Castellon a Marano di Valpolicella (Verona), che si ipotizza fosse prima dedicato alla dea Reitia; e ancora a Musile di Piave (Venezia) fino ai boschi del fiume Timavo al confine tra Italia e Slovenia. Curiosità: alcune fonti, ancora tutte da verificare, raccontano che la Basilica di Sant’Antonio a Padova sorga sopra i resti di un suo antico tempio.
Non tutto però è andato perduto o dimenticato, il Veneto conserva ancora il ricordo della sua Dea Madre. A Reitia ad esempio venivano attribuiti poteri sananti legati al culto delle acque medicamentose, un antico richiamo alle fonti termali che oggi ben conosciamo. Ma ancor più affascinante è la teoria di alcuni studiosi secondo i quali la sacra isola di Reitia sul fiume Adige sia stata l’origine dei meravigliosi giardini che circondano le ville euganee. Un luogo magico, felice, circondato da acque e vegetazione, dedicato dagli antichi alla divina sovrana della Natura. I giardini di Villa Barbarigo a Valsanzibio, Villa Papafava dei Carraresi a Frassanelle, Villa Cornaro a Este, Il Cataio a Battaglia Terme e molti altri più o meno importanti nascondono tutti le tracce dell’antica dea.

 

 

Per approfondimenti:
Antonella Pietrogrande, “I giardini di Reitia. Storia e tipologie dei giardini del Parco dei Colli Euganei”, ed. Parco regionale dei Colli Euganei, 1998.

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“Spaccio cultura per lavoro e ne abuso per piacere”: dopo una laurea in DAMS e una in Musicologia, ha fatto delle sue passioni un lavoro. Da anni si occupa di comunicazione e ufficio stampa lavorando dietro le quinte di eventi, mostre d’arte e importanti kermesse culturali. Tre cose su un’isola deserta, anzi meglio su un laghetto di montagna? Un disco degli ZZ Top, un fumetto di Rat-Man e una botte di rum. Per Sagaialand Magazine si occupa della sezione travel con chicche e curiosità della Terra delle Meraviglie.