Le immagini firmate dal nostro Simone Sartori dipingono la città di Monselice, dal Castello al centro cittadino, le torri e il panorama straordinario

« Monselice è la città più pittoresca che ho visto in Italia. Su una collina c’è il rudere di un antico castello, e di lì sovrasta un panorama splendido e straordinario. Si stende su un’ampia pianura — al livello del mare — la stessa su cui si ergono Ferrara, Bologna, Rovigo, Este, Padova e addirittura Venezia, che riuscivamo a scorgere vagamente all’orizzonte, con il suo diadema di svettanti torri. Che bella passeggiata, e che meraviglioso, ampio panorama. 38 miglia da Venezia. »
(Ralph Waldo Emerson, Diari, maggio 1833)

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Monsélice (Monsełaxe in veneto) è un comune in provincia di Padova.
Il significato di “Monselice” potrebbe (forse) derivare da mons silicis, in relazione all’estrazione della pietra dal colle attorno a cui si stende il paese, o da “mons elicis” (monte delle selci), da una specie presente sullo stesso colle, o ancora monte di selce a causa delle cave di selce sui colli circostanti
I primi insediamenti nel territorio sono assai antichi. Le due leggende che vorrebbero Monselice fondata da Ossicella, un compagno di Antenore, o da Egina, regina della Rocca, in qualche modo accreditano tale affermazione. Numerosi reperti archeologici attestano altresì la presenza almeno di una stazione preistorica sviluppatasi tra l’età del ferro e quella del bronzo.
La felice posizione di centro al punto di intersezione tra importanti arterie stradali e vie d’acqua favorì un insediamento abbastanza precoce. La nascita di Monselice come nucleo cittadino risale al V-VI secolo ed è dovuta ad una prima fortificazione del colle della Rocca da parte dei bizantini, fortificazione che si rivela importante sul piano della strategia difensiva. Le strutture esistenti vengono ulteriormente potenziate dopo l’invasione dei franchi, e si compongono, attorno all’anno mille, di un tessuto abitato discontinuo sulle pendici della Rocca e di un nucleo difensivo a guardia del ponte sull’antico fiume Vigenzone, che passava ai piedi della collina.
La città è menzionata da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum come una delle poche città della Venetia (assieme a Padova e Mantova) a non essere occupate da Alboino tra l’estate e l’autunno del 569. Sicuramente in città si trovava una guarnigione bizantina.
Dopo la caduta di Padova nel 601, anche Monselice fu conquistata nel 602 dai longobardi di Agilulfo.
Nell’XI secolo un aumento della popolazione locale favorisce nuovi insediamenti abitativi e alla metà del XII secolo Monselice viene elevata al rango di Comune, entrando nel XIII secolo sotto la giurisdizione di Ezzelino III da Romano. Questi, vicario in terra veneta dell’imperatore tedesco Federico II, amplia e perfeziona il sistema di mura, che viene a chiudere completamente il centro abitato. Si devono inoltre ad Ezzelino la ristrutturazione del Mastio sulla sommità della Rocca, la costruzione della Torre civica e l’edificazione del Palazzo oggi detto appunto “di Ezzelino”, che costituisce parte importante del Castello di Monselice. Le proprietà degli Ezzelini furono certosinamente accertate, censite e documentate dopo la loro definitiva sconfitta avvenuta nel 1260.
All’inizio del XIV secolo la città è al centro di un’aspra contesa militare fra il vicario imperiale Cangrande della Scala, signore di Verona, e la signoria dei Carraresi di Padova. Nel 1327 i Carraresi si impadroniscono definitivamente di Monselice e ne fanno l’avamposto difensivo di Padova verso sud. In questa strategia viene ampliato e ulteriormente fortificato l’impianto delle mura di Ezzelino, che assumono nella seconda metà del XIV secolo la loro configurazione definitiva: una cerchia esterna provvista di torri e di monumentali porte di accesso e quattro cerchie interne, che risalgono la Rocca fino al torrione sulla vetta.
Ma il momento di massima capacità difensiva della città coincide con l’inglobamento, avvenuto nel 1405, di Monselice nel territorio della Repubblica di Venezia, la cui vocazione era maggiormente indirizzata sia ai traffici e ai commerci, che alla pratica militare. La città comincia così gradatamente a perdere la sua funzione difensiva e si avvia a diventare centro di soggiorno e di villeggiatura per le nobili famiglie veneziane. Tra il ‘400 e il ‘500 sulla struttura urbanistica medioevale si innestano elementi rinascimentali. Le famiglie nobili veneziane acquistano ampie proprietà terriere in centro e nelle campagne circostanti. La famiglia Marcello prende proprietà del palazzo di Ezzelino e ne amplia e arricchisce la costruzione; la famiglia Duodo si insedia sul lato sud della Rocca e realizza splendide architetture arrivate intatte ai giorni nostri; la famiglia Nani costruisce l’omonima villa. Il centro urbano si arricchisce di elementi barocchi con la costruzione della Loggia del Monte di Pietà, la ristrutturazione della chiesa di San Paolo, i palazzi Fezzi e Branchini; altre famiglie veneziane costruiscono le loro ville appena fuori delle porte urbane e prosegue anche l’insediamento nelle campagne circostanti.
L’Ottocento vede la città di Monselice affacciarsi all’epoca moderna. Nella logica ottocentesca le mura e le torri della città fortificata medioevale vengono considerate un ostacolo all’espansione urbana; alla metà del secolo viene così abbattuto parte del perimetro esterno delle mura e le monumentali porte di accesso della città. Agli occhi dei visitatori dei giorni nostri si presentano comunque ampie testimonianze della città medioevale come la Torre Civica, buoni tratti di mura e soprattutto il monumentale complesso del Castello, ed è prevalentemente intatto il patrimonio edilizio del periodo veneziano.
Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell’occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, la quindicenne Ida Brunelli Lenti di Monselice si rese protagonista di uno degli episodi più rimarchevoli di spontanea resistenza civile italiana all’Olocausto. Entrata giovanissima a servizio di una famiglia ebrea ungherese allora residente a Castiglion Fiorentino (Arezzo) si trovò a fare da mamma a tre bambini di pochi anni più giovani di lei, dopo che alla morte del loro padre (richiamato alle armi in Ungheria nel 1942 e mai più tornato) si aggiunse improvvisa per malattia quella della loro madre nel gennaio 1944. Ida Brunelli non si perse d’animo: tenne nascosta a tutti l’identità ebraica dei bambini e li condusse con sé dalla propria madre a Monselice. Continuò a curarsi regolarmente dei bambini anche quando fu trovata per loro una sistemazione sicura in un istituto cattolico. Subito dopo la Liberazione si mise in contatto con la Brigata Ebraica accompagnando di persona i ragazzi fino al loro imbarco a Napoli per la Palestina. Per questo straordinario impegno di solidarietà, il 24 febbraio 1993, l’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito a Ida Brunelli Lenti l’alta onorificenza dei giusti tra le nazioni.

Foto di Simone Sartori
Fonte: Wikipedia

 

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