Andiamo a vedere il rogo della vecia“, quante volte l’avete sentito o pronunciato? Il rogo della vecchia è, infatti, una tradizione popolare dei primi mesi dell’anno, ma quanto ne sapete a riguardo? Scopriamolo insieme!

Il rito di bruciare la vecia o un fantoccio con sembianze umane ha origini molto antiche e pare che fin dalla preistoria venisse praticato verso la fine dell’inverno per allontanare la cattiva stagione e invocare l’arrivo della primavera, della fertilità e della fecondità. 

I Celti accendevano dei fuochi per ingraziarsi la divinità relativa e bruciavano un fantoccio rappresentante il passato. Mentre il falò ardeva, i contadini in cerchio gridavano e cantavano varie formule augurali.

rogo della vecchia

Qualche curiosità sul rogo della vecchia:

Sapevate che il rogo della vecchia in Italia avviene in momenti diversi a seconda delle località? In Emilia durante la notte di San Giuseppe, in Alto Adige il giovedì di metà Quaresima, a Brescia dopo il digiuno quaresimale, invitando tutti a mangiare dolci e frittelle di Carnevale.

Proprio come la cattiva stagione, la famigerata “vecchia” incarnerebbe la miseria e le difficoltà di una stagione poco prospera. Il rogo della vecia ancora oggi è molto diffuso, principalmente nel nord italia e, per quanto riguarda la Terra Delle Meraviglie, seppur sia usanza praticata quasi ovunque nel nostro territorio, l’area trevigiana sembra quella maggiormente coinvolta.

Considerata la larga diffusione di questa pratica, ne esistono naturalmente diverse denominazioni, eccone alcune: in Friuli il rogo è detto pignarûl (o, in alcune zone della Bassa friulana, cabossa), nelle provincie di Treviso, Pordenone e Venezia panevìn o panaìn ( “pane e vino”, in segno di augurio per un anno di abbondanza), ma anche capàn, pìroła-pàroła, vècia  fogherada e bubarata; nel basso Friuli e nel Veneto Orientale foghèra o casèra, nel Veronese e nel Polesine briolo, buriolo, brugnèlo, brujèo, bruja e simili.  In provincia di Parma e Reggio Emilia è chiamata Fasagna. Nel bolognese e modenese falò del vecchione e sul Lago Maggiore se brüsa ul vécc.

In generale, in Veneto il tradizionale falò della vecia si svolge il giorno dell’Epifania o nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, e il vento che muove e allontana il fumo del falò è prezioso presagio del nuovo anno: infatti, il vento proveniente da sud-ovest annuncerebbe la pioggia (e quindi fertlità e prosperità), mentre quello proveniente da nord-est porterebbe tempo asciutto, e dunque terre aride e raccolti scarsi.

Un’altra credenza ritiene che la caduta della croce o del palo che sostiene le pire possa portare male, tanto che in alcune zone doveva restare in piedi per almeno otto giorni.

«Pan e vin,
ła pinsa soto el camin.
Faive a ponente
panoce gnente,
faive a levante
panoce tante»

E voi, dove assisterete al rogo della vecchia quest’anno?

 

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