Il giovane compositore veneto protagonista di un grande concerto tra Mozart, Chopin e Beethoven: l’intervista ad Giulio Andreetta alla scoperta della musica “come ponte verso l’ignoto

Non è solo un concerto quello che viene offerto agli spettatori, ma una porta aperta per entrare nel cuore della musica, presi per mano da un compositore dalla cui personalità la musica stessa scaturisce, prende forma e si fa reale.
Con questo scopo è stata pensata “L’altra creazione”, iniziativa che l’Assessorato alla Cultura del Comune di Abano Terme ospita presso il salone centrale della storica Villa comunale Roberto Bassi Rathgeb domenica 3 dicembre. Protagonista sarà il giovane compositore e pianista Giulio Andreetta che interpreterà, insieme a musiche da lui composte, anche celebri brani di Mozart, Chopin e Skrjabin, suoi autori prediletti.
Un evento speciale, non il consueto recital ma incontro con un autore in carne e ossa, con cui rapportarsi in modo diretto. Il giovane Maestro padovano Giulio Andreetta, laureatosi con il massimo dei voti e la lode sia in Musicologia presso l’Università di Padova sia in Pianoforte presso il Conservatorio Pollini, ha iniziato già con eccellenti esiti tanto l’attività di compositore che gli ha fruttato preziosi riconoscimenti nazionali e internazionali, quanto quella di concertista, ottenendo premi prestigiosi come il primo premio assoluto al concorso pianistico internazionale “Andrea Baldi” di Bologna.

Le sue composizioni sono in buona parte pubblicate dalla casa editrice Armelin di Padova e sono proprio gli spartiti più recenti di questi suoi lavori che il maestro padovano presenterà al suo pubblico e che ben rispecchiano un percorso musicale che per taluni aspetti potremmo definire eclettico.
Attraverso questo iter, Giulio Andreetta rende merito alla sperimentazione minimalista di autori come Steve Reich, Philip Glass e Terry Riley che lo hanno inizialmente affascinato, crea una propria originale struttura compositiva dialettica, in cui convivono, in un’unica dimensione, diverse suggestioni e atmosfere utilizzando diverse tecniche compositive: dal minimalismo, alla serialità dodecafonica, alla musica tonale.

Intervista a Giulio Andreetta

Quale è stato il tuo percorso fino ad arrivare ad essere tra i più interessanti e promettenti giovani compositori italiani?
Ho iniziato ad appassionarmi alla musica quando avevo circa sei anni. Mi sembrava una magia indescrivibile poter ascoltare un’orchestra direttamente dallo stereo di casa. Mimavo anche i gesti del direttore, mentre ascoltavo. Ho iniziato a studiare privatamente con diversi insegnanti, prima di sostenere l’esame di ammissione al Conservatorio di Padova, all’età di tredici anni. Indubbiamente lo studio al Conservatorio ha rappresentato un vero momento di crescita e di maturazione personale, anche se ha richiesto uno sforzo notevole di impegno e concentrazione. In particolare non trovavo sempre agevole conciliare i tempi di studio del pianoforte con quelli delle altre discipline del liceo, ma ricordo che avevo una forte motivazione ad appropriarmi di tutti gli aspetti di una tecnica pianistica professionale. Obiettivo parzialmente raggiunto con il diploma, raggiunto a 19 anni. Ho vissuto in seguito un momento delicato corrispondente alla fine dello studio “istituzionale”, e ai primi timidi tentativi di affacciarmi al mondo del concertismo. Mi sono nel frattempo laureato in Musicologia all’Università di Padova, e ho avuto l’opportunità di perfezionarmi, come pianista, al Conservatorio di Vicenza, esperienza quest’ultima che considero decisiva nel mio percorso musicale.
Al contempo ho sempre coltivato rigorosamente da autodidatta una bruciante passione per la composizione, già a partire dai tempi del liceo. Le prime composizioni erano frutto di improvvisazioni successivamente trascritte nel pentagramma. In seguito ho scoperto i primi software di notazione musicale che hanno consentito di abbreviare molto il tempo dedicato alla scrittura e all’ideazione della musica, e considero quest’ultima una tappa molto importante della mia formazione. Come compositore mi posso definire sostanzialmente un autodidatta a parte poche esperienze di studio “istituzionale”, anche se in seguito sono stato premiato in alcuni concorsi internazionali.
Ora mi trovo finalmente nella posizione di poter conciliare l’interpretazione e la composizione, infatti nei programmi dei miei recital accosto sempre le opere dei più grandi compositori a qualche mio brano per pianoforte, come ad esempio negli ultimi concerti ad Abano Terme.

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La musica classica: solo per una élite oppure aperta anche a i più giovani e al grande pubblico?
È difficile dare una risposta univoca. Certo, stando ai numeri si potrebbe sicuramente rispondere che si tratta di un fenomeno d’élite (o sarebbe meglio dire per pochi). È anche vero, però, che il mondo della “musica classica” risulta piuttosto variegato, e ingloba al suo interno concerti, eventi e spettacoli diversissimi tra loro. Inoltre molti interpreti e compositori che hanno una “formazione classica” attivano collaborazioni con musicisti provenienti da altri contesti, e tutto ciò rende assai difficoltoso definire un prodotto musicale come afferente ad un determinato genere. Internet, inoltre, ha rappresentato una vera e propria rivoluzione in un quadro, come si vede, già molto complesso, e ha consentito a molti di poter arricchire la propria cultura e le proprie competenze musicali. Il pubblico, da fruitore passivo del concerto, si sta velocemente trasformando in un soggetto attivo e dinamico che rivendica determinate e precise scelte in favore di determinati repertori, autori e interpreti.  In questo senso, dunque, le nuove generazioni e un pubblico più ampio possono raccogliere i frutti della “rivoluzione digitale” e porsi come un nuovo soggetto, una nuova moltitudine indipendente, in grado di determinare il successo di un artista.

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Cosa significa suonare e comporre per te e dove trai la tua ispirazione?

Per me comporre e suonare significa innanzitutto crearmi degli spiragli di libertà. Penso che la caratteristica più importante della musica sia quella di essere un progetto aperto. Ognuno è libero di trovare nel suo giardino interiore un determinato significato, una determinata emozione da associare alla musica. È per questa ragione che preferisco la musica a tutte le altre forme di comunicazione, a tutti gli altri linguaggi, che in genere si servono di un codice comunicativo piuttosto rigido. La musica ha il vantaggio di aprire un ponte verso l’ignoto, verso l’Altro da Se. Ed è per questa ragione che mentre compongo o suono preferisco non essere legato a nessuna precisa immagine del mondo, né a nessun pensiero in particolare. Cerco di lasciar scorrere liberamente quello che mi passa per la testa in quel momento, e in questo modo spero anche di recuperare quel contatto con l’attimo, con l’immediatezza del qui e ora.

Suonerai nel tuo territorio, il padovano…
Suonare nella propria città è realmente una grossa responsabilità, in quanto ci sono molte persone, tra il pubblico, che ti conoscono approfonditamente e che hanno già avuto modo di ascoltarti. Naturalmente molti di loro hanno giustamente delle legittime aspettative riguardo la qualità esecutiva del concerto.  Io prima della mia esibizione cerco di non pensare a tutte queste cose, o meglio cerco di non farmi intrappolare da queste considerazioni, e mi dedico solo ed esclusivamente a trasmettere quel senso di mistero e di sacralità che dovrebbe dar linfa vitale ad ogni evento musicale.

Giulio Andreetta live
domenica 3 dicembre
ore 17
Musiche di Beethoven-Villa Lobos-Chopin-Andreetta
ABANO TERME, Villa Comunale Roberto BassiRathgeb
Ingresso libero
spettacolo@abanoterme.net

 

 

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Diploma di scuola media superiore, giornalista free lance appassionata di musica e piante, collabora saltuariamente con redazioni locali.