Luca Rigoldi è senza dubbio un’eccellenza veneta in ambito sportivo e ad oggi è l’unico pugile professionista made in Vicenza, affermato e molto giovane

Classe 1993, cresciuto a Villaverla, Luca Rigoldi è poliedrico e sportivo dalla nascita, si innamora a 15 anni del pugilato a tal punto da buttarcisi con anima e corpo, facendolo diventare a 360 gradi il suo lavoro.
Oltre a combattere sul ring, Luca vive le sue giornate incentrandole sul pugilato, a partire dagli allenamenti, passando per le lezioni che tiene in palestra per appassionati amatori, fino agli eventi, che organizza lui stesso. Ed è proprio tra qualche giorno, infatti, esattamente sabato 29 ottobre, che si terrà l’ultimo evento organizzato dal pugile vicentino proprio sul suolo berico, al Palazzetto di Vicenza.
Non solo pugilato: l’evento avrà inizio nel pomeriggio, con stage a porte chiuse per i ragazzi della palestra Queensberry Boxe Vicenza; seguiranno alcuni match dilettantistici, alternati ad esibizioni di ginnastica artistica, per finire intorno alle 20:00 con l’ultimo attesissimo match, quello di Luca contro il pugile salentino Giuseppe Carafa. Presente dal pomeriggio anche un grande ospite, direttamente dall’Olimpo dei pugili italiani: si tratta di Giacobbe Fragomeni, campione del mondo Professionisti WBC nel 2008 per la categoria dei pesi massimi leggeri, nonché vincitore dell’undicesima edizione dell’Isola dei Famosi.

Quando lo vedi di persona ti accorgi che tutte le idee sui pugili forse sono solo frutto di stereotipi popolari. Luca è un ragazzo di 23 anni, lo capisci dal fisico che sul ring è letale, però dal sorriso che ha da subito l’impressione di essere un ragazzo d’oro. Con lui c’è la fidanzata (anche lei pronta per allenarsi), si salutano con un bacio appassionato ed ordiniamo un caffè. Non ce lo immaginavamo così, forse per colpa di anni ed anni di videogiochi di lotta!

Allora Luca, racconta un po’ di te: sei molto giovane, quando hai iniziato con il pugilato?
Ho esordito come dilettante il 26 settembre 2009, da lì fino al 2014 ho disputato 49 incontri, con 30 vittorie. Nel 2013, sono stato campione regionale e mi sono classificato 3° ai Campionati Italiani Assoluti. Nel 2014, mi sono classificato 2° al Torneo Internazionale “Les Ceintures” di Parigi, ho partecipato alla Manifestazione Pugilistica Internazionale nella “Gleason’s gym”, palestra storica di New York, ho mantenuto il titolo di campione regionale e mi sono classificato terzo ai Campionati Italiani Assoluti Élite. Nel 2015, infine, è iniziata la mia carriera da pugile professionista

New York, Parigi… Già da dilettante hai avuto modo di girare il mondo!
Quello sicuramente! Sono stato in Francia, negli Stati Uniti, ma anche in Inghilterra e in Germania, ad Amburgo. Forse, il mio unico rimpianto è nella quantità degli incontri: avrei potuto disputare un maggior numero di incontri, per incrementare la mia esperienza sul campo da dilettante. Poi sai, sono diventato professionista a 21 anni. Solo nel primo anno, il 2015, ho disputato ben 10 incontri, scalando le classifiche e puntando al titolo italiano pesi Supergallo. Contro Parrinello (Vittorio Jahyn, classe 1983, pugile italiano nella categoria dei pesi gallo – ndr) ho perso, ma da questa sconfitta ho imparato molto. Ad oggi, in totale, come professionista ho disputato 12 incontri e quello di sabato 29 sarà il mio tredicesimo

Ti spaventa un po’?
Sarà dura, ma non mi spaventa. Nel pugilato non devi mai avere paura: se sali sul ring già con l’idea di perdere, finisce che poi perdi per davvero. Il segreto è essere sicuri della propria vittoria!

Senza contare, comunque, la forza dei tuoi sostenitori: ne hai veramente molti e che ti seguono sempre durante gli incontri.
Già, mi reputo molto fortunato. Qui in Italia, il nostro sport non è come il calcio. Manca qualcuno che gestisca la figura del pugile, l’organizzazione e le sponsorizzazioni. All’estero, il pugile è un vero e proprio personaggio pubblico, come i calciatori qui. In Italia, invece, devi arrangiarti in tutto. Io, però, sono riuscito comunque a crearmi un grande seguito. Quando si organizzano incontri fuori Vicenza, i miei sostenitori partono con il pullman solo per venire a vedermi. E’ molto difficile emergere in uno sport del genere… Non c’è lavoro di squadra, perché tu da solo sei squadra e manager di te stesso

Tornando a parlare del tuo passato, quando è nata la passione per il pugilato?
Io sono nato sportivo. Fin da piccolo ho sempre fatto sport (e con ottimi risultati: a 9 anni porta a casa la medaglia di bronzo ai campionati italiani di Karatè – ndr): calcio, karatè ed infine a 15 anni ho iniziato con la boxe. Non piacevano gli sport di squadra: ho capito di non essere tagliato per il calcio, quando mi sono reso conto che, per me, fare le cose fatte bene veniva prima della squadra. Io ero un tipo da sport individuale. Così, a 15 anni mi sono buttato sul pugilato. Inizialmente i miei genitori erano un po’ contrari, ma la boxe non è così aggressiva come sembra! La rivalità è solo sul ring

Nel pugilato non devi mai avere paura: se sali sul ring già con l’idea di perdere, finisce che poi perdi per davvero” (Luca Rigoldi)

Dai, quindi l’immagine del pugile che fa a botte anche fuori dal ring è solo uno stereotipo!
Di pugni ne prendo tutti i giorni… Uno più, uno meno non fa differenza. Al massimo i problemi sarebbero dell’altro!” (ride – ndr)

La boxe è proprio la tua vita quindi …
Eh sì, la boxe è decisamente la mia vita, la mia passione. I miei amici vengono via con me, mi seguono, riusciamo a trasformarlo in divertimento. Forse, un pugile professionista non dovrebbe dedicare tutte le sue giornate allo sport, ma io lo faccio lo stesso e sono felice così. Noi pugili non percepiamo grossi compensi e, se si vuole emergere, bisogna fare molti sacrifici. Per quanto riguarda la mia attività di istruttore, posso dirti che è una cosa che faccio molto volentieri. Sono abituato a stare in mezzo alla gente, per anni ho fatto l’animatore e mi piace dare qualche ora di divertimento a chi si allena con me. Anche qui in palestra (alla Queensberry, dove allena i dilettanti – ndr), chi si allena con me fa tanta fatica, ma si diverte

E per quanto riguarda l’alimentazione?
Il peso è fondamentale. Bisogna trovare il giusto rapporto, il carico di carboidrati io lo faccio alla mattina. A colazione mangio patate lesse, non cornetto e cappuccino. E poi, parto da casa con un vasetto di riso bollito e tonno

Cosa consiglieresti ad un giovane che vuole iniziare a fare boxe?
Chiunque voglia iniziare a praticare questo sport deve essere consapevole che dovrà fare tanti sacrifici. Il pugilato va vissuto giorno per giorno: bisogna stare attenti all’alimentazione, stare attenti al peso, avere grande motivazione, ma soprattutto non bisogna mai tirarsi indietro. I pugili italiani tesserati sono molto pochi, all’estero ce ne sono molti di più. Questo accade perché forse gli italiani hanno troppa paura, sono troppo timorosi. Quando uno si butta non deve avere paura o timore. Se abbiamo paura non facciamo nulla! Bisogna prendere i colpi, ma andare avanti. In questo momento, inoltre, l’attività agonistica da sola non è un lavoro, quindi il pugilato deve essere una vera e propria passione. Il nostro sport non ha sigle. Negli altri sport sono tutti campioni di qualcosa, qui di titolo ce n’è solo uno e di conseguenza c’è molta competizione

Luca Rigoldi il pugile cosa vede nel suo futuro?
Parto dal basso per arrivare in alto! Nel 2017 il mio obiettivo è il titolo italiano, per competere nei più importanti ring europei. Per il resto, noi pugili viviamo di eventi…i sacrifici li fai perché poi sei contento di quello che metti in piedi

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Copywriter e Social media manager, per anni redattrice per diverse realtà editoriali del territorio, amante dello sport e ora impegnata nel mondo del marketing aziendale. Vicentina, vive con il fidanzato Andrea e l'adorato cane Fritz, e per Sgaialand torna al suo primo amore, il giornalismo sportivo, tra approfondimenti, interviste e curiosità su discipline, associazioni, gare e campioni.